Lipedema: una malattia poco conosciuta e il valore della dieta RAD
Da anni mi occupo di nutrizione clinica con un’attenzione particolare alle patologie femminili, e tra queste il lipedema rappresenta uno dei temi che più mi stanno a cuore. È una condizione complessa, spesso trascurata o confusa con altre problematiche, ma che merita ascolto, studio e approcci mirati. Negli ultimi anni ho approfondito con grande interesse il ruolo dell’alimentazione nella gestione di questa malattia, e in particolare il potenziale della dieta RAD, un modello nutrizionale pensato per i disturbi del tessuto adiposo come il lipedema, nato dal lavoro della professoressa Karen Herbst.
È proprio da questa passione, supportata da anni di esperienza accanto alle pazienti, che nasce questo nuovo articolo: un modo per fare chiarezza sulle cause e le manifestazioni cliniche del lipedema e, soprattutto, per raccontare come il cibo, se ben scelto, possa diventare parte attiva di un percorso terapeutico, con la dieta RAD come possibile alleata nel ridurre l’infiammazione, migliorare i sintomi e restituire benessere.
Cos’è il lipedema e perché è importante parlarne
Il lipedema è una malattia ancora troppo poco conosciuta, spesso sottovalutata persino da medici e specialisti. Colpisce quasi esclusivamente le donne e si manifesta con un accumulo anomalo e doloroso di tessuto adiposo, soprattutto nelle gambe, nelle cosce, nei fianchi e, in alcuni casi, anche nelle braccia. A differenza dell’obesità, il lipedema non è causato da un eccesso di cibo né è reversibile con una dieta ipocalorica tradizionale: è una patologia infiammatoria del tessuto adiposo, con una forte componente ormonale e genetica. Chi ne soffre spesso racconta di sentirsi incompresa, di avere un corpo che cambia senza motivo, che diventa dolorante, gonfio e resistente a ogni tentativo di dimagrimento.
L’esordio della malattia, infatti, avviene molto spesso in concomitanza con cambiamenti ormonali importanti: la pubertà, la gravidanza, la menopausa. E questo non è un caso. Studi recenti indicano che gli estrogeni – ormoni chiave nella fisiologia femminile – potrebbero svolgere un ruolo cruciale nella proliferazione abnorme degli adipociti che caratterizza il lipedema. A questo si aggiunge una componente infiammatoria cronica a basso grado e, in molti casi, una fragilità del microcircolo che rende il tessuto sottocutaneo più suscettibile a ritenzione, dolore e formazione di lividi.
Dal punto di vista clinico, il lipedema si presenta con una distribuzione simmetrica del grasso – diversa dalla cellulite o dal linfedema – con gambe pesanti, dolenti, ipersensibili, e con una notevole facilità a sviluppare ematomi. Col tempo, se non trattato, può portare a una compromissione della mobilità e a un peggioramento importante della qualità della vita.
Negli ultimi anni, grazie al lavoro di alcuni medici esperti che si sono dedicati alla comprensione di questa malattia, si è iniziato a delineare un approccio terapeutico integrato che non si limiti alla sola gestione del peso. Tra questi, un ruolo di primo piano è stato assunto dalla professoressa Karen Herbst, endocrinologa statunitense, che ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio dei disordini rari del tessuto adiposo, tra cui il lipedema. È proprio a lei che si deve l’elaborazione della cosiddetta dieta RAD, acronimo che sta per Rare Adipose Disorders.
Perché la dieta RAD può aiutare nel lipedema
La dieta RAD nasce come risposta ai bisogni reali delle persone affette da lipedema: non una dieta restrittiva o punitiva, ma un modello alimentare antiinfiammatorio, pensato per ridurre i sintomi della malattia, migliorare la qualità della vita e sostenere il metabolismo in modo fisiologico. In realtà, chi la studia a fondo si accorge che non si discosta molto da un modello mediterraneo moderno, rivisitato e adattato: si tratta infatti di una dieta a basso contenuto di carboidrati, ricca di verdure di stagione, grassi buoni e fonti proteiche di alta qualità. È un’alimentazione che mette al centro il potere terapeutico del cibo, cercando di ridurre gli stimoli infiammatori che aggravano il quadro clinico del lipedema.
Come funziona la dieta RAD e quali cibi privilegiare
Tra le sue caratteristiche principali, troviamo l’eliminazione degli zuccheri semplici, dei cereali raffinati, dei latticini industriali e spesso anche del glutine, quando si riscontra una sensibilità individuale. Si privilegiano i carboidrati a basso indice glicemico, derivanti soprattutto da verdure non amidacee e frutta a basso contenuto di zucchero come frutti di bosco, kiwi o mele verdi. Si riducono le farine (anche quelle integrali), a favore di fonti energetiche alternative e più stabili.
Ma ciò che rende la dieta RAD particolarmente interessante è il suo apporto generoso di grassi buoni: olio extravergine di oliva di alta qualità, frutta secca come noci e mandorle, semi oleosi e pesce azzurro ricco di omega-3. Sono proprio questi grassi a svolgere un’azione antinfiammatoria, a nutrire la membrana cellulare e a migliorare la sensibilità insulinica, elemento cruciale per chi ha lipedema.
Le proteine, inoltre, sono presenti in quantità equilibrate e provengono sia da fonti animali magre (come pollo, tacchino, uova e pesce) sia da fonti vegetali come i legumi, che – se ben tollerati – contribuiscono anche al benessere intestinale. Non a caso, la dieta RAD dà grande importanza alla salute del microbiota, che si sa essere strettamente legata ai processi infiammatori sistemici.
Un altro aspetto interessante è che molte donne che iniziano a seguire questa alimentazione, pur non vedendo una drastica perdita di peso, notano una netta riduzione del dolore, del gonfiore serale e della sensazione di “gambe pesanti”. Si tratta di piccoli miglioramenti che nel tempo fanno una grande differenza. Anche la composizione corporea cambia: spesso il tessuto infiammato si sgonfia, e il corpo torna a sentirsi “più leggero”.
Va detto, però, che non esiste una dieta uguale per tutte: ogni persona affetta da lipedema ha una storia clinica diversa, un livello di attività fisica differente, una propria tolleranza ai cibi. Ecco perché, anche quando si segue la RAD come guida, è sempre consigliabile rivolgersi a un professionista esperto, capace di personalizzare il piano nutrizionale e integrarlo in un percorso più ampio che includa il movimento, il supporto psicologico e – quando necessario – trattamenti fisioterapici o linfodrenanti.
In conclusione, la dieta RAD non è una “cura miracolosa”, ma rappresenta un tassello fondamentale nella gestione del lipedema. È una scelta di consapevolezza, che insegna a mangiare con uno scopo: ridurre l’infiammazione, alleggerire il corpo, e riscoprire un rapporto più sano con se stesse.
📚 Riferimenti bibliografici
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Herbst, K.L. (2012). Rare Adipose Disorders (RADs) masquerading as obesity. Treatment Strategies – Cardiology & Endocrinology, 2, 112–120.
👉 https://www.lipedemaproject.org
(Fonte primaria della classificazione RAD e delle linee guida alimentari specifiche per lipedema e Dercum) -
Herbst, K.L. (2019). The RAD Diet: An anti-inflammatory dietary approach to Rare Adipose Disorders.
👉 Disponibile sul sito: https://lipedemaproject.org/rad-diet/
(Fonte descrittiva della dieta RAD con linee guida e razionale scientifico)